Blocco dei Musei Civici: da oggi Venezia non è più una civiltà

Il blocco dei Musei Civici di Venezia imposto dal signor Brugnaro, è una delle pagine più tristi e infami della storia veneziana, da annoverare a pieno titolo al saccheggio fatto da Napoleone. Stiamo esagerando? Assolutamente no, vi invitiamo a seguirci nel ragionamento.

Per prima cosa, va ricordato che non solo è stato scelto di non riaprire al pubblico i Musei Civici fino al primo aprile (anche se il governo centrale decidesse di riaprirli a febbraio ad esempio), ma anche di mettere in cassa integrazione tutti i dipendenti, fermando così ogni attività di ricerca scientifica, catalogazione, progettazione e programmazione. Insomma tutto quel lavoro che i dipendenti svolgono anche a porte chiuse, per conservare al meglio, studiare e divulgare la mole di reperti storici all'interno dei musei. La storia e l'identità di questa città.

Come seconda cosa va ricordata la motivazione del sindaco per questo blocco prolungato delle attività: non ha senso buttare soldi ed energie al vento, quindi riapriamo quando probabilmente torneranno i turisti. Tradotto: riapriamo quando i tornarà i schei facili e sicuri.

Fatte queste due premesse possiamo iniziare.

La civiltà è il metro di misura con cui si valuta una comunità e la sua economia

Quando guardiamo alle altre nazioni, città o comunità, le valutiamo a seconda della loro civiltà, della loro cultura. Ogni comunità ha la sua, che la rende ciò che è, la fa pensare nel modo in cui pensa, la fa agire in quel modo, le permette di avere quello specifico tipo di economia, di sviluppare nuove idee, di rigenerarsi, di dialogare con l'altro e migliorarsi.

Non a caso, durante l'assedio di San Pietroburgo (all'epoca Leningrado) i lavoratori dell'Ermitage (il museo della città) continuarono a lavorare per proteggere le opere negli archivi, anche sotto le bombe di un attacco durato più di due anni, che causò più di 600.000 morti. Oggi noi conosciamo i cittadini di San Pietroburgo (e più in generale della Russia), come delle persone forti, capaci di resistere anni in situazioni estreme, ma uscirne a testa alta. Tutto il mondo glielo riconosce. Per un semplice motivo: nel momento di necessità, hanno saputo guardare e proteggere ciò che per loro è più importante, la cultura e la propria identità.
Oggi, l'Ermitage è uno dei più importanti centri culturali-economici del mondo, non smette mai di lavorare ed è un gioiello riconosciuto sul piano internazionale. Chiude per Covid, non per mancanza di turisti.

Un discorso simile si può fare anche con gli inglesi, che sempre durante la seconda guerra mondiale sfruttarono la National Gallery, come unica sala da ballo della città, dove potersi svagare per poche ore prima di tornare sotto i bombardamenti e dove una volta al mese veniva esposto al pubblico un dipinto diverso. Gi inglesi, nel momento peggiore, utilizzarono il proprio museo cittadino, per darsi animo, forza e continuare a resistere sotto le bombe.
Oggi la National Gallery continua ad essere ampliata senza sosta e a crescere, continuando a rimanere tra i migliori musei del mondo. Anch'esso seppur può chiudere i battenti causa-covid, continua a lavorare e innovare incessantemente con proposte continue online per il pubblico.

A Parigi, non capita raramente che le manifestazioni dei cittadini, si svolgano davanti o nei pressi del Louvre. Il Museo più famoso della città, è il simbolo della città e luogo dove portare le proprie istanze.

Tutte realtà che se anche chiudono al pubblico per periodi limitati, causa-covid (non causa mancanza di turisti), continuano a lavorare per la cittadinanza e per diffondere cultura e sapere.

E Venezia? Venezia decide di chiudere i suoi Musei, per non "buttare energie e soldi al vento". Ve li immaginate i custodi dell'Ermitage sotto le bombe, stremati dalla fame, dopo più di due anni di assedio, senza vestiti decenti, con il ghiaccio sul naso che si guardano e dicono:"Ma sai che c'è? Direi che possiamo smetterla di buttare energie al vento." Se ne vanno e lasciano lì l'Ermitage, abbandonano l'identità di San Pietroburgo. Probabilmente oggi avremmo un'altra opinione degli abitanti di quella città.

Venezia, è l'unica città al mondo che oggi blocca tutte le sue attività museali per non "buttare energie e soldi al vento" e una città che non sa difendere la propria identità e la propria civiltà, che è conservata nel cuore pulsante dei suoi musei cittadini, è una città che ha dimenticato la sua cultura, la sua storia, il suo modo di pensare, vivere e fare economia.

 

Venezia è una città senza più una civiltà, perché ha deciso di abbandonarla.

La cultura unico strumento di libertà di chi è precario

Come abbiamo detto, i musei sono luoghi dove viene conservata l'identità di una comunità e dove si producono nuove idee e ricchezza culturale ed economica.
Luoghi questi, che nelle società che tendono a voler progredire, sono spesso gratuiti per i suoi cittadini, per la sua comunità, o con progetti che ne agevolano l'ingresso e l'accoglienza.

A questo punto vorremmo rispondere a coloro che dicono: stiamo perdendo il lavoro e vi preoccupate dei musei?
Premesso che i musei, come dimostrano le altre grandi città d'arte internazionali, sono occasioni per creare economia, con all'interno comunque dei lavoratori che si guadagnano da vivere come tutte le altre persone, proseguiamo con il nostro ragionamento.

Venezia è una città che negli ultimi decenni ha focalizzato la sua economia sul turismo di massa. Non arrivano a caso le parole di Brugnaro "Farò del Mose un attrazione turistica"

Sappiamo che il turismo di massa, proprio perché di massa, si divide in due fasce, quella più ristretta del turismo consapevole che fa fiorire una città e importa competenze, scambi commerciali per tutti, denari, idee ed energie positive e quello numericamente più ampio del mordi e fuggi, che porta ad un ribassamento dei salari, delle competenze, ad una diminuzione della ricchezza generalizzata a favore di una concentrazione dei denari in mano a pochi, spesso (non sempre) malavitosi (come ci hanno insegnato le inchieste e la letteratura sul Tronchetto) e speculatori, coloro in pratica che senza farsi troppo vedere, gestiscono questi enormi flussi di persone.
Come accade ciò? Pensate a tutti i negozi di cianfrusaglie varie che si spacciano per venditori di vetri e opere veneziane. In questo caso, non c'è nessuna sviluppo di competenze, nessuna possibilità di crescita per la città ma svendita del patrimonio immobiliare (un pezzo di stabile in mano ad un negozio di poco valore), non essendoci possibilità di crescita e di sviluppo per queste attività, assunzione di lavoratori poco specializzati che basta che sappiamo usare un registratore di cassa, ed essendo lavoratori poco specializzati, aumento del precariato e abbassamento dei livelli salariali generalizzato. Il che significa: condanna a morte economia e civile di una comunità.

Amsterdam è un esempio simile a Venezia, con la differenza che da qualche anno, sta spingendo su un blocco dell'apertura di negozi che non siano artigianato olandese o proposte indirizzate alla cittadinanza e promuovendo una campagna promozionale su larga scala, per proporre la città come luogo (sentite un po') di storia e cultura, dove il visitatore può scoprire innumerevoli siti museali, artistici e ambientali.
Da noi, così non è.


Questa è l'economia che ha voluto Venezia: poco remunerativa per la maggioranza delle persone, precaria, stagionale, poco specializzata , fragile e immersa in un contesto (affitti e spese) molto costoso.
Ad un tratto, ecco che scompaiono i turisti. Tutto crolla. In pochi mesi -15.000 posti di lavoro nella provincia, attività che chiudono, un disastro.

In tutto ciò però, almeno dopo che ci hanno tolto la dignità del lavoro, potremmo dire di avere ancora la dignità della libertà di pensiero, creativo, con la possibilità di conoscere i luoghi della nostra città, della città a cui apparteniamo. Di poterci rigenerare e rilanciare come fecero gli inglesi sotto le bombe. Invece no, è stata tolta anche quella dignità, anche la dignità del disgraziato che vive con 400€ al mese di conoscere le mura della sua città.

La motivazione?
Perchè bisogna aspettare i turisti per ricominciare il giro di giostra al ribasso e al massacro tra poveri cristi.

Attiriamo speculatori e gente senza scrupoli

Proseguendo il ragionamento appena fatto, di una città che tramite la sua gestione, toglie sia la dignità del lavoro che la dignità del libero pensiero ai suoi cittadini, passiamo ad un'altro passaggio. Il penultimo.

Gli unici individui che (per motivi diversi) bloccano o chiudono (sempre che non sia per lavori in corso) le attività dei musei sono: speculatori (magari chiudendoli per poi venderli o cambiargli locazione), dittatori (no al libero pensiero), burocrati (bisogna risparmiare!) o incompetenti. Poiché come abbiamo visto, anche nelle situazioni peggiori (una guerra mondiale) se c'è prospettiva di una costruzione collettiva di un progetto positivo, i musei ne sono il fulcro da difendere e tutelare fino all'ultimo.

Noi non stiamo assolutamente dicendo che Brugnaro appartenga a una di queste categorie. Diciamo che la sua mossa, con motivazione annessa, (secondo noi) porterà in città queste tipologie di persone, magari anche attraverso i canali dei grandi eventi (G20) che tanto sbandiera ai quattro venti. Se così fossi, il quadro sarebbe completo e ci sarebbe solo da mettersi le mani nei capelli, per l'ondata di speculatori e gente senza scrupoli scatenata da una sua mossa a dir poco avventata.

Non per niente, per quanto ci siamo potuti informare, nessun museo al mondo ha bloccato l'attività dei suoi musei, soprattutto con la motivazione che ha dato Brugnaro.

Con queste azioni da parte dell'amministrazione cittadini, (secondo noi) si attirano solo speculatori e persone senza scrupoli.

Come se Brugnaro avesse chiuso in gabbia nonni e genitori

Ed eccoci all'ultimo passaggio.
Abbiamo detto che i musei sono il cuore di una comunità. I musei sono i luoghi che custodiscono e tramandano ad una comunità la sua educazione, religione, istruzione, il modo di pensare, di fare economia, di giocare, di stare insieme, di sbagliare, di votare, insomma il modo di vivere.

E chi è che nella nostra vita di singoli, ci ha tramandato e insegnato tutto ciò? I nostri genitori, i nostri nonni.

Quindi, permetteteci il parallelo-metafora forte. Da gennaio fino ad aprile, i musei non solo saranno chiusi (e non per decreto governativo, ma per scelta del sindaco) ma avranno anche tutte le attività bloccate. In pratica i musei saranno totalmente chiusi, come in una cella e dimenticati.

Brugnaro ha chiuso in gabbia genitori e nonni, buttando la chiave, fino ad aprile. Voi lo fareste mai? Brugnaro questo, l'ha fatto alla città che amministra. Con che motivazione? Non per il bene dei suoi genitori, ma perchè i genitori non gli fornivano più la paghetta mensile! Voi chiudereste i vostri genitori in gabbia finché non ricominciano ad elargirvi la paghetta? Direi di no. 


Tutto ciò per noi è un attacco, una lama nel costato, alla dignità di Venezia e dei suoi cittadini. L'ultimo passo della decadenza di una grande civiltà: dopo il saccheggio di Napoleone, l'uso esclusivamente strumentale dell'identità veneziana. Venezia per Napoleone era utile solo per saccheggiarne i tesori e sfruttarne l'arsenale altrimenti si può anche abbandonare, per Brugnaro Venezia è utile solo se ci sono i turisti, altrimenti si può anche chiudere. Questo è l'ultimo passaggio nella decadenza definitiva di una grande civiltà. Questo è ciò che ci insegna la storia.

Motivo per cui speriamo davvero, che la popolazione (attraverso le mille associazioni) della città si sollevi, perchè tutto ciò è una barzelletta sul piano internazionale e uno schiaffo alla storia e alla dignità di Venezia, alla sua cultura, alla sua identità e quindi alla sua economia, al suo modo di vivere, al suo modo di essere.

Venezia Morta

QUI SOTTO UN AGGIORNAMENTO

Scrivi commento

Commenti: 3
  • #1

    Isa (lunedì, 04 gennaio 2021 08:49)

    Ennesima mossa di una strategia del soldo e dell'ignoranza. Venezia senza identità, essa stessa museo senza cittadini, senza vita. Venezia senz'anima, in mano a speculatori, locatori, affaristi. "Com'è triste Venezia" nelle mani di questa gente.

  • #2

    Andrea Malacchini (lunedì, 04 gennaio 2021 11:49)

    Non chiudete i musei

  • #3

    Cleo (lunedì, 04 gennaio 2021 19:54)

    Lo spessore morale di chi ci governa si dimostra ancora una volta nettamente inferiore a quello dei cittadini. Teatri e musei chiusi, largo ai passatempi del consumo materiale. Che cosa possiamo fare noi che vorremmo visitare i musei? Come ottenere ciò in cui crediamo?