Musei Civici di Venezia bloccano la cultura: quindi i Dirigenti si bloccano anche lo stipendio?


Il titolo può sembrare forte ma di fatto così non è. I musei a causa delle direttive nazionali anti-covid, sono chiusi da molti mesi e il 2020 è stato un anno molto difficile.
Un anno in cui tutti i musei e le gallerie del mondo, hanno cercato di reagire cambiando pelle o investendo ulteriormente sulla propria città e sui cittadini. Nel nostro Paese con la motivazione del Covid, i musei sono stati bistrattati per l'ennesima volta, con continue chiusure che hanno creato dei mancati introiti mettendoli in difficoltà, ma anche dimostrando che a questo Paese poco importa di tutto ciò che è cultura.

Luoghi comuni a parte, va detto che il governo ha stanziato dei fondi per coprire i possibili buchi di bilancio dovuti ai mancati sbigliettamenti 2020. Alla Fondazione dei Musei Civici di Venezia, sono stati versati circa 7 milioni di Euro. Una cifra poco superiore ai mancati introiti di quest'anno. 
Ricordiamo a tutti che la Fondazione è una realtà privata (che gestisce ben undici patrimoni della città, tra cui: Palazzo Ducale, Museo Correr, Ca' Rezzonico, Ca' Pesaro, Museo di Storia Naturale e la Torre dell'Orologio), il cui Consiglio di Amministrazione è nominato dal Sindaco. Quindi stiamo parlando del principale organo gestionale del patrimonio culturale della città, quello che dovrebbe essere il cuore pulsante di Venezia.

Detto ciò, due giorni fa la Fondazione dei Musei Civici di Venezia - il cui Consiglio di Amministrazione è composto dal Presidente Mariacrisanti Gribaudi, dal Vicepresidente Luigi Brugnaro (sindaco di Venezia), dai consiglieri Bruno Bernardi, Lorenza Lain, Roberto Zuccato e la cui Direttrice è Gabriella Bernardi - ha deciso di bloccare tutte le attività dei Musei Civici fino al primo aprile. Si prendono già in anticipo con il Pesce d'Aprile?
Con nostro gran dispiacere no.

La riapertura dei musei in Italia è prevista (salvo probabili ulteriori slittamenti) per metà gennaio, ma a quanto pare la Fondazione ha anticipato le mosse del governo dilungando di molti mesi il blocco delle attività. Perché qui troviamo un'altro punto di fondamentale attenzione. Non si sta parlando solo della chiusura dei Musei, ma del blocco delle attività di ricerca, catalogazione e pianificazione (citiamo Art Tribune "Blocco di tutte le attivitàda quelle scientifiche a quelle di conservazione, fino a congelare anche ogni programmazione e pianificazione per la ripresa che vengono svolti dal personale anche a porte chiuse") con la messa in cassa integrazione del 100% dei dipendenti, fino ad aprile.


Una mossa che fa emergere la totale mancanza di visione della Fondazione. Mentre in tutte le città d'arte del mondo, i musei sono l'anima della comunità, una tra le ultime cose da chiudere e una delle più importanti in cui far sentire la cittadinanza partecipe e viva, senza nulla spiegare, la Fondazione (e ci azzarderemo a dire, insieme all'amministrazione comunale, che non a caso a settembre ha sborsato 6 milioni per il Casinò e 600 mila euro per la ristrutturazione dei suoi musei) fa capire a tutti che i Musei, se non sbigliettano con i turisti e non fanno cassa, non servono, sono imprese inutili.

Avete letto bene, abbiamo scritto "imprese", poiché questa è la visione (che emerge) della governance veneziana nel comparto culturale, quella visione imprenditoriale anni '80 in cui l'importante è risucchiare turisti e fare cassa. Come se non esistessero altre Istituzioni con cui collaborare e creare una prospettiva di guadagno, collaborazioni per la ricerca archeologica o artistica, un legame con chi abita Venezia che crei un circolo costante di utenti visitatori attraverso università, scuole e strutture culturali, progetti con le imprese locali o internazionali e tante altre proposte già messe in campo dai musei internazionali.


Ci salta alla mente l'esempio dell'Ermitage di San Pietroburgo (con cui l'amministrazione comunale negli ultimi anni collabora vantandosene molto tra l'altro), che prima di essere uno dei musei più importanti del mondo, è considerato dalla città il museo di San Pietroburgo, la propria anima a cui essere legato indissolubilmente. Non a caso le lezioni delle università le fanno all'interno delle strutture museali. Non a caso durante l'assedio nazista durato più di due anni, che costò la vita ad almeno 600.000 persone, è stato fatto di tutto per proteggere e salvare il patrimonio con i dipendenti che lavoravano sotto le bombe tedesche. L'amministrazione della città concentra i suoi piani di sviluppo culturale sulla struttura. L'Ermitage è il cuore di San Pietroburgo.

O anche i francesi, che in periodo di pandemia, fanno di tutto per tenere aperti i musei e quando ci si avvicina a dei "lockdown morbidi", sono le ultime realtà ad essere chiuse e per un tempo molto limitato.

Per non parlare dell'attività che sarebbe possibile fare online
per continuare a promuovere una divulgazione culturale, dando contemporaneamente nuovo smalto e una nuova pelle internazionale ai Musei Civici, che qui a Venezia, viene fatta in maniera blanda per non dire quasi risibile paragonata a quella delle altre città d'arte del mondo.

Invece a Venezia, la governance della città (dopo lo smacco indigeribile della vendita della Casa dei Tre Oci) decide di bloccare qualsiasi tipo di attività all'interno dei musei fino ad aprile, senza spiegazioni a chi abita Venezia, cestinando l'identità veneziana e declassandola a pura cartolina da vendere ai turisti quando ci saranno, forse nella stagione primavera-estate 2021, appunto, dal primo aprile.

A coloro che gestiscono la Fondazione (alcuni citati prima), vorremo chiedere che fine ha fatto lo Statuto della Fondazione stessa. Perchè si sentono in diritto di calpestare, oltre che la dignità di Venezia, anche le proprie regole che hanno firmato di rispettare e per le quali ricevono uno stipendio?
"La Fondazione (...) intende tutelare, conservare, promuovere, valorizzare e gestire il patrimonio culturale dei Musei Civici di Venezia, quali strutture permanenti che acquisiscono, conservano, ordinano ed espongono beni culturali per finalità di educazione e di studio, garantendone la fruizione pubblica e l'apertura al pubblico.
La fondazione curerà la promozione e la fruizione gratuita del patrimonio culturale da parte dei residenti e/o nati nel Comune di Venezia."

Nel momento in cui si decide di bloccare tutta l'attività (interna e dedicata al pubblico) fino al primo aprile, oltretutto oltrepassando esageratamente la data di chiusura imposta dal governo nazionale,  ciò che è scritto nello Statuto, non viene più garantito e promosso. Per cui poniamo un'ulteriore domanda ai dirigenti della Fondazione: essendo che avete firmato di tutelare e seguire questo statuto, sospenderete il vostro stipendio fino al primo aprile?

Restiamo in attesa di risposte e magari (sarebbe ora) di un confronto con chi abita a Venezia.

QUI SOTTO UN AGGIORNAMENTO

Scrivi commento

Commenti: 0