Annotazioni riguardanti l'articolo "Venise, morte ou vive"

Ieri, il sito "Occhio di lucie" ha pubblicato un articolo su Venezia, con anche un'intervista al nostro progetto. Ci teniamo a dire che non tutte le risposte che abbiamo fornito sono state riportate nell'articolo.

 

Accettiamo la libertà autoriale della giornalista. Allo stesso tempo ci teniamo a dichiarare che l'immagine che emerge dall'articolo riguardante "Venezia Morta" non è quella che crediamo ci appartenga.

 

Crediamo che Venezia sia piena di energie positive, ma che queste energie non riescono a diventare un sistema. Sia per mancanze politiche (nessuno lo mette in dubbio, anzi), sia perché evidentemente (altrimenti non ci troveremmo in questa situazione), la maggioranza di chi abita questo luogo non ha interesse perchè questo avvenga. Questo per noi significa uccidere un posto.

Una città basata su una mono-economia turistica, spesso gestita da speculatori e criminalità organizzata, non può essere definita una città viva. Almeno secondo noi.

Divulghiamo sui nostri social le iniziative positive di chi vive quotidianamente a Venezia, allo stesso tempo svolgiamo ricerca e divulgazione su varie problematiche avvalendoci anche di ricerche già svolte in passato da associazioni e realtà ben più competenti di noi, ma riproponendole e diffondendole ulteriormente. Realizziamo piccoli progetti settimanali sulla città, ci muoviamo attivamente quando l'amministrazione secondo noi agisce in modo sbagliato. Il lavoro è molteplice. Cosa che questo grande lavoro, iniziative a cui siamo stati paragonati come "Venezia Viva" (che consideriamo pura e vuota propaganda) non fanno. Nel frattempo un'impresa su cinque rischia di chiudere e alcune realtà economiche internazionali opache (criminalità organizzata?) stanno acquistando parte degli spazi vuoti di questa città.

Il declino di Venezia oggi non è lo stesso del XIX secolo. Quando parliamo di "Venezia Morta" (senza il verbo), parliamo di una situazione (o più situazioni), una fotografia, non c'entra la letteratura dell'800, fissarsi sulla citazione letteraria è naïf.

Siamo d'accordo che sono le politiche che devono cambiare, ma se la politica non cambia, solo le persone possono fare qualcosa. Ci proviamo e vogliamo dire a tutti: proviamoci!

 
Il nostro discorso, non è in antitesi con chi crede in Venezia, anzi. Essere messi in antitesi a chi spinge per una città sempre più attiva e propositiva, lo troviamo totalmente errato. Non mettiamo in discussione la libertà autoriale della giornalista, ne prendiamo però le distanze, rimarcando il fatto che la narrazione che viene fatta sull'articolo ci metta implicitamente (e involontariamente) sotto una luce che non è la nostra. [Raccontare i problemi di Venezia non vuole dire promuoverli, come raccontare brutalmente i problemi di Napoli con la Camorra non fu un modo di espanderli ma di iniziare a risolverli.]

Noi crediamo a Venezia, non siamo necrofili, per questo ne lodiamo la morte, perchè risorga.


Rilanciamo anzi, l'ottimo articolo (e non privo di critiche nei nostri confronti) di Zero, che ci fa un ritratto meraviglioso, attraverso un analisi certosina e approfondita dei tutte le nostre attività, senza fermarsi al titolo del progetto.

Qui sotto inoltre, vi lasciamo l'intervista completa realizzata da Occhio di lucie, cosicché possiate visionare tutte le risposte che abbiamo fornito alla giornalista ed avere una visione totale di quanto abbiamo scritto.


Perché dichiarare Venezia morta, quali sono per voi i segni vitali venuti a mancare?

Questa è una domanda ampissima, alla quale cercheremo di rispondere nel modo più sintetico possibile, per quanto difficile.

Piccola premessa. Noi dichiariamo "Venezia Morta" non perché la pandemia attuale l'ha messa in ginocchio, ma perchè crediamo che lo fosse già da prima.

Per dichiarare ciò ovviamente bisogna avere un metro di paragone. Il nostro metro, sono le altre grandi città europee, Parigi, Vienna, Barcellona, Amsterdam, Berlino, San Pietroburgo, Torino (ecc). Certamente a livello di dimensione e numero di abitanti non sono paragonabili, essendo che noi solitamente parliamo di "laguna", ma per quanto riguarda la vitalità sì. Tendenzialmente in una città internazionale (sempre in pre-covid) ad ogni angolo della strada incontri continuamente qualche artista di strada, musicisti, gruppi di ballo, esposizioni d'arte. Un pot-pourri di colori, suoni, energie. A Venezia in confronto c'era poco o niente.  O ancora per quanto riguarda la vivacità notturna: se sei un lavoratore che finisce il turno a mezzanotte, entro luna è (quasi) tutto chiuso. O anche se sei una persona in viaggio e di passaggio per Venezia. Non esistono quasi più locali che tengono aperto fino a tardi.  O ancora, se prendiamo in considerazione i progetti sull'Arsenale, che oggi viene usato pochissimo, solo per i grandi eventi, si scopre che ci sono dei progetti bellissimi per farlo diventare un polo di artigianato e piccole imprese, ma sono tutti bloccati da anni, nulla si muove. Fino ad arrivare ovviamente agli affitti stellari. Una signora veneziana e sua figlia è arrivata a proporre 800€ per un locale di 12 mq, con l'arroganza di ribadire che con quel prezzo era quasi un favore perchè fino a due anni fa lo mettevano a mille euro. 

Venezia non è morta perchè non c'è attivismo, sia chiaro, come si dice "esistono più associazioni che veneziani". Per cui le idee ci sono, i progetti (anche molto più validi del nostro, come OpenSpace, Venice Calls, Arsenale Futuro e tantissimi altri) ci sono, le associazioni pure, la vitalità c'è, ma è come se tutto fosse tappato, come se i progetti vivi siano ogni volta il caso da applaudire e mettere sul giornale, anziché essere questa vitalità messa a sistema con degli strumenti adeguati che permettano di produrre nuovi progetti costantemente.

I sintomi di tutta questa mancanza di vitalità e impossibilità di costruire alternative si denotano da due cose: il crollo degli abitanti inarrestabile* e la crisi nera attuale di quest'anno, nella quale un locale su cinque rischia di chiudere. Venezia non attira persone ed energie, tende a rigettarle e la sua mono-economia facile preda di speculatori e malavita internazionale ha creato un tessuto economico-sociale molto fragile e precario. Non a caso Venezia è una delle realtà che sta subendo maggiormente questo periodo di pandemia.

Tutti questi e molti altro soni i segnali chiari, che Venezia ha perso il "senso" di città e deve ritrovarlo in qualche modo. Per cui per noi, allo stato attuale, è morta. Non a caso in questo periodo ci hanno scritto sia uno studente universitario che un accademico americano, informandoci che stanno svolgendo degli studi proprio sulla decadenza di Venezia oggi e sulla perdita del senso di "città" di Venezia.

A quando bisognerebbe fare risalire la morte di Venezia? 

Questa è un'altra domanda molto complessa e ampia a cui preferiamo lasciare la risposta agli storici, anche perché dipende molto da che punto di vista si vuole analizzare la faccenda. Secondo noi l'ultima decadenza (quella in corso) risale agli anni'80, quando si è capito che questa città poteva essere una gallina dalle uova d'oro e tutti hanno iniziato a metterci le mani, dai piccoli affittuari, ai grandi imprenditori, fino alla criminalità organizzata.

Possiamo pensare che la città si "mantiene in vita" grazie agli enormi flussi turistici che permettono comunque a delle persone di arricchirsi e ad altre di lavorarci precariamente. Secondo voi, quale ruolo ha avuto la pandemia in questo contesto di "morte di Venezia" ?

Il nostro punto fondamentale è: essere un parco giochi archeologico a cielo aperto, nel quale chi ci vive nella maggioranza dei casi, può ambire a fare il cameriere a 800€ al mese, o il lavoratore in nero in qualche realtà delle isole o artistica, senza poter mettere in campo un progetto personale, perchè la realtà attorno a lui è incentrata unicamente sull'accoglienza del turismo mordi e fuggi e ha costi esagerati per poter essere realizzato, è vita? Secondo noi no. Anche perchè c'è un'altro dato da sottolineare: la permanenza dei turisti in città. A Venezia si fermano una media di 2,3 giorni, mentre in buona parte delle altre città internazionali, dai 2,5 fino ai 6/7 giorni. Forse è più corretto parlare di  scorribande ordinate più che di turismo. Un suicidio sociale preannunciato.

La pandemia ha semplicemente velocizzato un processo che era già in corso, un sistema già in crisi e che era (ed è) incapace di trovare alternative.

C'è chi nel blocco che la pandemia ha imposto al turismo di massa vede un'opportunità per la città. Secondo voi, Venezia può "risuscitare"?

Come vuole il luogo comune: ogni crisi è un'opportunità. Per cui si, c'è la possibilità di una rinascita e lo speriamo. La nostra grande preoccupazione è la seguente: a Venezia si sta aprendo un vuoto enorme (locali sfitti, chiusura di attività, di hotel, l'economia non gira più) e quando si apre un vuoto qualcuno lo riempirà. O lo riempiono speculatori e malavita organizzata, che hanno grandi capacità economiche e non vedono l'ora di far ripartire tutta la macchina del turismo di massa, continuando ad abbassare al qualità di vita in città per puro tornaconto, o lo riempiono le persone di buona volontà, che credono visceralmente nell'idea di una città vivibile e ricca di opportunità, attività imprenditoriali e progetti.

Adesso, in questo contesto, qual'è il vostro obbiettivo con il manifesto e il sito? Mi sembra di capire che più che un progetto politico, c'è un appello ai cittadini per costruire i loro progetti a Venezia, insistendo per trovare lavoro, affittare studi o case, sbattendosi laddove si incontra difficoltà. Per voi, può bastare per innescare una dinamica capace di portare cambiamenti concreti per la città?

Il nostro obbiettivo è dare una scossa. Per noi Venezia allo stato attuale è un fuoco spento, al cui interno ci sono ancora tante braci. Vorremmo essere partecipi di una rinascita di questo fuoco. Certamente ciò che proponiamo non è sufficiente per far rivivere la città in altre forme, tanti prima di noi ci hanno provato, non siamo i primi e non siamo sicuramente i migliori, anzi! Ma il concetto che vorremmo passasse forte è questo: per mille motivi, la politica di fatto non risponde ai bisogni di rinascita di questa città, per cui se davvero si ama questo luogo cosa si può fare, se non buttarsi, mettendo un po' a rischio anche le proprie sicurezze e mettendo in gioco la propria persona? Agire, raccontarci e contarci.


*Annotazione. E' vero che esistono tantissime persone che abitano a Venezia e non sono cittadini registrati, ma se il numero continua a calare, significa comunque che le persone non si stabiliscono per lungo tempo, altrimenti registrerebbero la residenza. Quindi il problema esiste.

VeneziaMorta

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