Solo chi legge i giornali e si appassiona delle questioni lagunari, ne è a conoscenza. Tra bollettini Covid, nuove misure restrittive e il natale che si avvicina, la notizia della vendita di uno
dei più importanti immobili della Giudecca è arrivata a pochi, è passata in sordina
Il fatto però resta grave e dovrebbe occupare tutte le prime pagine dei quotidiani. Se i giornalisti locali volessero indagare, potrebbero raccontare questa storia vendendo copie su copie e
incentrando l'attenzione della cittadinanza sul rischio dell'ennesima perdita di un luogo che crea comunità, a favore di qualche (probabile) operazione speculativa. La classica storia
all'italiana (o nello specifico, alla veneziana). L'ennesima.
La proprietà della Casa dei Tre Oci è di Fondazione di Venezia, Fondazione di origine bancaria che con un investimento da 110 milioni (ripetiamo: 110 milioni) ha
innalzato a Mestre il centro culturale M9, ritrovandosi in questo modo, finanziariamente a secco e trovandosi davanti ad una scelta: mollare per strada qualche investimento. Di siti culturali in
pancia la Fondazione ne possiede due, quindi che fare?
Sicuramente non possono rimangiarsi l'investimento di 110 milioni. Soluzione più semplice: intanto lasciamo per strada la Casa dei Tre Oci.
(Viene da domandarsi, non sapevano tutto ciò quando hanno fatto l'investimento? Non hanno fatto un piano, un progetto, qualcosa?)
Ma come la lasciano per strada? Aprono un dibattito pubblico? Costruiscono un progetto? Pongono delle nuove basi programmatiche? No, le dichiarazioni uscite sui giornali, fanno capire la totale
inadeguatezza delle persone che stanno gestendo tutto ciò.
La scusa utilizzata è delle più banali "Da maggio (2019) è cambiato il mondo e inoltre, con il nuovo cambio di governance, è emerso subito che c'era uno squilibrio patrimoniale dovuto alla grande
mobilitazione di patrimonio impegnato per l'M9." Queste le parole di Emanuela Bassetti, Presidente di Civita Tre Venezie, società partecipata di
Fondazione di Venezia, che gestisce la Casa dei Tre Oci, dalle quali si evince la scusa "da maggio è cambiato tutto" (colpa del Covid) e la realtà "grande mobilitazione
di patrimonio impegnato per l'M9". Ricordiamo che l'inizio dell'investimento sull'M9 risale al 2013.
Le frasi per tranquillizzare la cittadinanza delle più allucinanti: "Le mostre fotografiche possono tranquillamente spostarsi a Mestre". Sia chiaro, nulla contro Mestre anzi, ormai è una
città più viva e interessanti di Venezia sotto quasi tutti i punti di vista, ma la nascita di un neonato non giustifica l'omicidio di un adulto.
Scusate la metafora forte ma, se da un lato abbandoni un luogo per farne nascere un'altro, non meriti tanti applausi. Forse le cose potevano essere fatte diversamente. Ma soprattutto, forse le
cose possono essere fatte diversamente.
Per utilizzare le parole di qualche giudiecchino storico, parlando di tutta l'operazione della Fondazione di Venezia:"E' un fallimento e bisogna riconoscerlo. O ci fanno un bingo o l'unica
strada per sopravvivere è quella di un Museo della Moda perchè in Italia non ci sono."
Non sappiamo come finirà questa storia, ma conoscendo gli ultimi decenni di gestione della città lagunare, non ci aspettiamo nulla di buono.
Sicuramente ci aspettiamo e chiediamo però, che i giornalisti pressino la Fondazione di Venezia, perchè dialoghi con la città e non attraverso le solite supercazzole con
scappellamento a destra o sinistra che sia.
Vogliamo che i cittadini si interessino e pressino sia i giornalisti, sia la dirigenza della Fondazione di Venezia, attraverso la richiesta tramite email o fisica (lettere, mobilitazioni) di
spiegazioni, dialogo e progetti.
Vogliamo che a la dirigenza comunale segua la situazione e ascolti i cittadini della laguna, senza la classica scusa di Brugnaro "mi hanno eletto e fai quel che vui parche va ben cussì". Ci
sta ma anche no, ti te fa quel che l'é giusto. Perdere un luogo di aggregazione per una comunità è sbagliato? Sì, e allora che si faccia qualcosa perchè non avvenga. Senza tante
supercazzole e speculazioni.
Venezia si svuota di persone, attività culturali e attività commerciali (il tutto è legato ovviamente), tutti borbottano e nessuno indaga sul perchè tutto ciò avvenga. Iniziamo a chiedere, più e
più volte, tutti i giorni, il perchè di questo continuo abbandono della laguna alle speculazioni.
Siamo di fronte all'ennesima mancanza di progettualità grave, che almeno non passi in sordina e si presti la massima attenzione a quanto accade. Le petizioni online vanno benissimo (e vi
lasciamo il link qui sotto per firmare quella che sta girando*), ma rimarchiamo la necessità di essere presenti sul territorio a manifestare la propria contrarietà. Il
Covid non può essere una giustificazione per far passare in cavalleria cose come queste.
Per approfondire quanto sta succedendo clicca qui:
https://www.veneziamorta.net/2020/12/03/casa-dei-tre-coi-vendesi/
Petizione online Change.org:
https://www.change.org/p/no-alla-vendita-della-casa-dei-tre-oci
Venezia Morta
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